lunedì 20 aprile 2020

CAPÙ (FOGLIE DI VERZA RIPIENE)


Ci sono cibi che al solo nominarli mi riportano da qualche parte indietro nel tempo. Questo mi porta dritta filata all'infanzia e alla mia nonna materna. 
Era una donnina piccina, con i capelli bianchi, tutta fragile e delicata. Fragile e delicata... finchè non vedevi come tirava il collo ad una gallina dopo averle palpate tutte per capire quale non aveva uova in procinto di essere sfornate e che quindi era la perfetta vittima sacrificale 😂. Era una donna molto pratica e parsimoniosa, doti che aveva maturato nella difficile vita che le era toccata fin dalla più tenera età. Soppravvissuta a due guerre, orfana fin da piccola e con una situazione familiare disastorsa. Da quel corpicino di donna emanava una forza e una grinta pacate... era la mia nonnina!
A chi le faceva notare che era piccolina diceva:  "Mei u granì de pepe che u fic d'asen" . Meglio un granino di pepe che un fico d'asino, facendoti intendere che il fico d'asino eri tu (non devo spiegarvi, vero, cosa è un fico di asino? Diciamo che è... il prodotto interno lordo di quell'animale 😀).
Questo piatto mi risveglia tutto questo, ma soprattutto il momento in cui la vedevo salire dall'orto con le foglie esterne della verza, quelle coriacee verde scuro, che oggi sui banchi dei fruttivendoli non si vedono più perchè vengono scartate. Che se ne fanno i consumatori oggi di questa parte così poco attraente? Poveretti, non sanno cosa si perdono! Lei invece nell'orto staccava solo quelle e lasciava la verza ripulita a crescere ancora un po' lì sul terreno, per raccoglierla poi nei mesi seguenti. In questo modo non aveva spreco e ottimizzava le risorse, oltre a giovarsi di una parte della pianta che era molto più ricca di principi nutritivi del cuore centrale un po'anemico. Ogni tanto mio papà mi porta ancora oggi dal proprio orto queste preziosissime foglie, sapendo quanto le apprezzo. Dalle foto qui sotto potete vedere il raffronto tra le foglie portate da lui e quelle con le quali devo adattarmi comprandole dal fruttivendolo. Purtroppo oggi mi sono dovuta adattare.
I capù (italianizzato capponi), detti anche nosec in altre zone della bergamasca, sono le foglie di verza ripiene che si possono gustare direttamente con il brodo in cui sono state cotte oppure ripassate in padella con del sugo rosso. Io solitamente abbondo con le quantità così ottengo tre pasti con la "fatica" di uno: ne mangio una parte in brodo a pranzo, al pasto successivo utilizzo il brodo per fare una minestra o un risotto e a quello dopo ancora salto gli involtini nel sugo.

Foglie dall'orto

Foglie della verza in commercio
CAPU' (FOGLIE DI VERZA RIPIENE)
Costo: economico
Tempi: abbastanza lunghi
Difficoltà: abbastanza facile
Ingredienti: 8 foglie di verza piuttosto grandi, 500g di salsiccia (o di carne trita), aglio tritato (io ho usato la pasta d'aglio), 2 bicchieri di pangrattato, 1 bicchiere di grana gratuggiato, sale, pepe, 2 uova, 4 o 5 carote, 1 cipolla, un gambo di sedano.

Scottate le foglie in acqua bollente finchè non sono sufficientemente tenere da poter essere piegate senza romperle. Scolatele in una terrina con acqua fredda.
 

Preparate il ripieno mescolando bene la carne, l'aglio, il pangrattato, il grana, le uova, sale e pepe. Potete anche utilizzare qualsiasi altro tipo di ricetta per le polpette di carne con il quale vi troviate bene.
Dividete l'impasto in 8 parti e mettetene ognuna su una foglia


Richiudete la foglia ad avvolgere il ripieno, come un pacchettino, e chiudete con uno stuzzicadenti in modo che non si apra.
 

Mettete gli involtini in una pentola molto capiente, riempitela d'acqua e aggiungete carota, cipolla e sedano. Salate l'acqua e bollite per un'oretta. I capù sono pronti, ora sta a voi decidere come volete gustarli 😊 




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