mercoledì 1 aprile 2020

AREA DI CONTAGIO di RICHARD PRESTON


Esattamente un mese fa ho parlato in queste pagine di "Spillover". Questo è il libro che ha ispirato David Quammen  ad approfondire il tema dei virus e dei cacciatori di virus.
Lo avevo avuto in scambio su Bookmooch (un social in cui si scambiano libri tra gli iscritti e di cui parlerò sicuramente in futuro) diversi anni fa ed era stato un vero colpo di fortuna perchè era un tema che volevo assolutamente approfondire. Poi come spesso accade arrivano nuovi libri e il tutto si accumula in un'enorme pila di desideri. Così è rimasto nella sezione "Libri da leggere assolutamente" per un paio di anni abbondanti. Settimana scorsa ho sentito la necessità di prenderlo in mano e vedere se c'erano alcune risposte a dubbi che la recente pandemia mi ha scatenato.
Credevo fosse un libro che parlava di un virus "scappato" da qualche laboratorio e invece si è rivelato forse ancora più inquietante.
Narra di una storia vera descritta quasi come fosse un romanzo: grazie alle numerose interviste che Preston ha fatto ai vari personaggi e/o a chi li ha conosciuti riesce a descrivere minuziosamente i particolari della loro giornata e di tutte le vicende che si sono susseguite. La lettura è davvero avvincente e si imparano notizie molto interessanti sui virus, sui laboratori che li studiano e sui meccanismi che dovrebbero essere messi in atto per contenere un'eventuale pandemia.
Leggendolo si capisce che quello che stiamo vivendo oggi poteva già essere vissuto in passato più e più volte e che se non è accaduto non è per la bravura di qualcuno, ma per pura fortuna.
I virus di cui si parla in questo caso appartengono alla famiglia dei filovirus ed in particolare descrive ciò che si conosceva fino al momento della pubblicazione del libro sul virus Marburg e sui virus responsabili delle diverse varietà conosciute di Ebola. Parte dal racconto di un contagio avvenuto nel 1980 in Africa,  si sposta sul primo caso conosciuto di Ebola nel 1976 , ci ricorda che un virus simile ad Ebola, Marburg, ad un certo punto ha mietuto vittime nel cuore dell'Europa nel 1967 e tra percorsi avvincenti e tortuosi descrive le varie epidemie di Ebola, di come agisce il virus e di come si sia cercato di contrastarlo. Tutta la seconda parte è dedicata ad un "incidente" avvenuto negli Stati Uniti nel 1989 e che avrebbe potuto gettare il mondo intero nel panico, forse in modo ancora peggiore di quello che sta avvenendo oggi. Non voglio togliere il piacere della lettura a chi, incuriosito, vorrà affrontarla, quindi non entrerò nei dettagli (se non avvisare che la prima parte del libro non è adatta a stomaci deboli, vi sono descrizioni piuttosto cruente)... voglio solo dire che la sottovalutazione del rischio che comportano i virus e la faciloneria con cui non si adottano restrizioni e contenimenti può avere esiti fatali. E purtroppo, come stiamo vedendo in quest'ultimo periodo, non sempre la fortuna arriva in soccorso. Forse sarebbe utile avere protocolli rigidi ed accertarsi che ognuno vi si attenga, ma temo che l'essere umano sia incapace di imparare dai propri errori.
 

Voglio concludere citando un brano del libro che trovo illuminante, nella speranza che in futuro su questa cosa si possa riflettere per migliorare il nostro approccio verso le tematiche ambientali senza sentirci i signori indiscussi del mondo.

"La comparsa dell'AIDS, di Ebola e di chissà quanti altri agenti scaturiti dalla foresta pluviale sembra essere una naturale conseguenza della distruzione della biosfera tropicale. Sono virus, questi, che emergono da zone ecologicamente disastrate del pianeta. Molti di loro provengono dai margini erosi della foresta pluviale tropicale, oppure dalla savana dove gli insediamenti umani stanno rapidamente aumentando. Le foreste tropicali sono i più ricchi serbatoi di vita del nostro pianeta, perchè contengono la maggior parte delle specie animali e vegetali del mondo. Al tempo stesso, costituiscono i maggiori serbatoi di virus, dato che tutte le cose viventi ospitano virus. Quando questi escono da un ecosistema, tendono a diffondersi ad ondate successive nella popolazione umana [...]
In un certo senso, si può dire che la terra stia creando una risposta immunitaria alla razza umana. Comincia cioè a reagire al parassita umano, al cemento che invade il pianeta, alla cancerogena iperdensità abitativa delle città europee, giapponesi e statunitensi, sature di primati che si moltiplicano, agli insediamenti che crescono e si espandono minacciando di travolgere la biosfera con estinzioni di massa. [...] La natura ha metodi molto interessanti per ripristinare il proprio equilibrio. La foresta pluviale ha le sue difese. Il sistema immunitario della terra, per così dire, "vede" la presenza della specie umana e comincia a svolgere la propria funzione. La terra sta cercando di liberarsi dall'infezione causata dal parassita umano [...] Un virus killer in grado di viaggiare nell'aria potrebbe diffondersi in tutto il mondo nel giro di poche settimane o pochi mesi, e allora non ci sarebbe nemmeno la speranza di mettere appunto un vaccino. [...]. Nessun problema pensavo quel pomeriggio. Naturalmente starò benissimo. Staremo tutti benissimo. Andrà tutto bene."

Questo nel lontano 1994, ne abbiamo avuto di tempo per cambiare le cose e prepararci...
 

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