martedì 7 aprile 2020

IL MIO ORTO n1 PRESENTAZIONE


 E'giunto il momento di parlare di un'altra delle mie passioni: l'orticoltura. L'orto è davvero un angolo di pace nel quale il lavoro assume una valenza positiva che risana la mente e il fisico.
Quello che vedete in alto è uno dei miei spazi adibiti a orto. Sono 3 e questo è il più grande. L'ho ricavato 12 anni fa (quando mi sono trasferita qui) da una porzione (un po'più della metà) di un campo di bocce che avevano allestito i vecchi proprietari, ma che io non avrei mai usato. Ho svuotato il campo da tutta la sabbia e l'ho riempito di terra recuperata livellando il giardino che lo costeggia. Tutto a mano e forza di volontà. E'stato uno dei tanti lavori immani fatti in questa casa e per me è motivo di grande orgoglio.
Nell'orto ed in giardino mi sono sempre arrangiata anche con i lavori più faticosi, e non sono un colosso... è la prova che anche noi donne possiamo essere autonome in lavori di fatica, con i nostri ritmi e magari impiegandoci più tempo, ma ce la facciamo, basta crederci (e a volte utilizzare gli attrezzi e le tecniche giuste)! 😊  
Certo, sarebbe tutto più bello se condiviso con qualcuno: dividere la fatica (quella sana), la gioia, la contemplazione e l'armonia con la natura che un orto sa dare suppongo sia il top, e a volte la forza di un uomo farebbe prorpio comodo, ma se non si ha questa possibilità sappiate che è comunque fattibile. Quindi, donne, osate!😉
La foto sopra immortala questo spazio dopo che gli ho dedicato due giorni di pulizie  a seguito dell'abbandono in cui lo lascio a fine autunno. Io preferisco regolarmi così: quando arriva il freddo mi rintano in casa e rifaccio capolino con i primi tepori primaverili.

Qui sotto si può vedere lo stato in cui versava il poverino prima della cura

  

Qui invece dopo la cura... va bè, non esageriamo, diciamo durante la cura, visto che saranno necessarie altre "leggere" sistemazioni (ripulire le mensole, aggiustare il cancellino d'ingresso, posizionare la rete antigrandine, allestire le impalcature per i pomodori...)

 

Dopo aver asportato i residui delle vecchie coltivazioni e gli oggetti che avevo (letteralmente) abbandonato sul campo mi sono dedicata alla vangatura. 
Qui è necessario che spieghi il mio concetto di vangatura e di coltivazione. La mia vena leggermente anarchica fa capolino pure qui. Il mio non è uno di quegli orti da campo militare tutti ordinati, lindi e precisi. Bellissimi, per carità, ma non mi rispecchiano. Io coltivo spesso piante in consociazione (pratica sana che dà un bell'effetto di "mischiato") oppure cerco di riempire gli spazi vuoti più che posso. Sono fedele al motto: "La natura ha orrore del vuoto" e devo dire che, seppur più difficile da gestire e ripulire un orto caotico secondo me (e secondo le diverse teorie di agricoltura biologica) è più sano. Lascio spesso che alcune piante si disseminino da sole e che si arrangino come in natura. Una delle difficoltà che comporta questa scelta è che al momento della vangatura non si può procedere metodicamente e meccanicamente, ma bisogna fare la gimcana tra germogli (difficilissimi da vedere e preservare) e piante che sono spuntate (o hanno resistiro) nella stagione autunnale/invernale.
I ciuffi verdi che vedete spuntare come isolotti nella terra sono proprio quelle piante lì. Sotto ve le presenterò, per ora fidatevi sulla parola. Ho sacrificato solo delle piante di borragine che erano spuntate dove non dovevano, ma che sono quasi certa si presenteranno in qualche altro punto più facile da gestire.

Ed ora veniamo alla vangatura. Io utilizzo la vanga solo in casi estremi: piantare alberi oppure preparare un prato per allestire l'orto da zero. Una volta che l'orto è stato impostato, negli anni successivi procedo con una forca. E' meno faticoso rispetto alla vanga (e risparmio la schiena e le articolazioni), non trancio le radici delle infestanti (e così riesco a rimuoverle meglio), sgretolo da subito le zolle (con la vanga spesso vengono compattate) e non rivolto troppo gli strati superficiali del terreno (che meno vengono disturbati meglio è).


La mia fedele forca
Le erbacce raccolte  non le metto nel compost perchè e parecchio lontano da questo orto, ma svolgo un'altra operazione che faccio ormai da un paio di anni con buoni risultati. In fondo all'orto ho un triangolo di terra contenuto tra dei muretti dove ho piantato qualche lampone e i topinambur (che essendo fortemente infestanti in qualche modo è meglio che vengano contenuti). Le erbacce le butto lì, tenendole un po'smosse per qualche tempo per evitare che le più tenaci attecchiscano nuovamente. Quando spunterà il topinambur (che è estremamente forte) diventeranno uno strato di pacciamatura che con il tempo si ritrasformerà in terra.
Lo so, sono una lazzarona 😝.

Ed ora vi presento le piantine che si sono autodisseminate o hanno resistito all'inverno quest'anno e che ho dovuto fare attenzione a non danneggiare vangando e sistemando (poi sotto metto le didascalie):  rafano, rucola selvatica, prezzemolo, erbette e mizuna rossa e verde


Rafano
Rucola selvatica
Prezzemolo riccio
Erbette
Mizuna

Nei prossimi giorni seguiranno aggiornamenti 😘

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